Studi / Oea, tempio del Genio della Colonia

Da DecArch - Decorazione architettonica romana.
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M. MILELLA, "Osservazioni sulla ricostruzione del tempio del Genio della Colonia a Oea (Tripoli) ", sul sito web DecArch.it, 29 maggio 2011 (link http://www.decarch.it/wiki/index.php?title=Studi_/_Oea%2C_tempio_del_Genio_della_Colonia).
Il testo riporta alcune osservazioni fatte durante un viaggio in Libia del 1999, con la cattedra di Archeologia delle province (professor Pensabene) dell'Università di Roma "La Sapienza". Le osservazioni riguardano il materiale architettonico conservato nell'area archeologica della città di Oea a Tripoli


Area archeologica dell'arco di Marco Aurelio a Oea (Tripoli), 1999

L'area archeologica dell'arco di Marco Aurelio a Oea fu oggetto di lavori da parte degli archeologi italiani sin dai primi anni del dominio coloniale sulla Libia. Tra il 1914 e il 1918 ci si occupò dell'isolamento dell'arco, con sterri che portarono al rinvenimento di numerosi elementi architettonici appartenenti ad almeno altri due edifici[1].

La sistemazione dell'area si ebbe negli anni 1936-1937 e in tale occasione il rilievo frontonale con Tyche-Caelestis (Genio della Colonia)[2] tra Apollo e Minerva e i Dioscuri fu rimontato al di sopra dei blocchi di una trabeazione costituita da cornice con mensole e fregio-architrave con iscrizione, ricostruendo un pronao tetrastilo di m 11,80 x 5,85[3]attribuito ad un tempio, il cui podio doveva trovarsi sotto il patio del vicino Funduch Ben Gheddara[4].

Sui blocchi del fregio architrave attribuiti alla facciata del tempio era stata incisa un'iscrizione su due righe. La prima occupa il fregio quasi per l'intera altezza:
IMP(eratore) M(arco) AVRELIO COMMODO ANTONINO PIO P(atri) P(atriae) L(ucius) AEMILIVS L(uci) F(ilius) QVIR(ina tribu) […C]O(n)S(ul), PROCO(n)S(ul) ASIAE GENIO CO[LONIAE]…
("Essendo imperatore Marco Aurelio Commodo Antonino Pio, padre della patria, Lucio Emilio, figlio di Lucio, della tribù Quirina, console, proconsole d'Asia, al Genio della colonia…").
La seconda riga è invece incisa sulla prima fascia dell'architrave:
ITEM H-S-X CENTENA MIL(ia) N(ummum) LEGAVIT EX CV[IVS SVMMAE] SPORTULAE CIVIBUS ET IV [VENI(bus) DARENT]VR QUOD OPVS SULLA FRATER ET…
("ugualmente legò un milione di sesterzi, con il cui reddito si dessero sportulae ai cittadini e ai giovani, la quale opera il fratello Silla…").

La titolatura imperiale permette una datazione al 183-184 d.C.[5].

I frammenti rinvenuti negli scavi, sia quelli impiegati nella ricomposizione, sia altri simili sistemati nell'area archeologica sono elencati in una pianta che indica la posizione del ritrovamento e ne fornisce le dimensioni[6].

Tutti i blocchi sembrano essere stati realizzati in marmo orientale (bianco con venature bluastre e a cristalli grandi), forse il marmo proconnesio.

02TripoliTGColoniaGen-14-07.jpg 03TripoliTGColoniaRetro-15-37.jpg
La ricostruzione del frontone e della trabeazione del cosiddetto tempio del Genio della Colonia, lato frontale e retro


Trabeazione attribuita al tempio: cornice

Blocchi conservati

Cornici con mensole del geison orizzontale del frontone (in situ nella ricomposizione): blocchi 2 e 3
Cornice con mensole (angolo del frontone):blocco 4
Cornice con mensole (fianchi del tempio):blocco 5
Cornice con mensole (geison obliquo):blocco 6
Cornici con mensole del geison orizzontale del frontone (blocchi 8 e 9)
Cornice con mensole (fianchi del tempio):blocco 10

Si conservano in totale dieci blocchi di cornice: i primi tre, privi di sima e dunque pertinenti ad un geison orizzontale, sono rimontati insieme al fregio architrave con iscrizione sotto i blocchi del timpano con rilievo frontonale (blocchi 1-3). Un quarto blocco collocato nell'area conserva l'angolo del frontone (blocco 4), mentre altri tre, appoggiati sul muro che costituisce la recinzione dell’area, conservano la sima (blocchi 5-7; uno di essi, il blocco 6, pertinente al geison obliquo del frontone, come evidenziato dall'inclinazione delle mensole, conserva inoltre traccia della presenza della sottocornice). Altri due blocchi mal conservati e ugualmente appoggiati sul muretto di recinzione sono invece come i primi tre privi di sima e appartenevano ugualmente al geison orizzontale del frontone. Infine un ultimo blocco appoggiato a terra conserva la sima e doveva appartenere alla trabeazione ai lati dell'edificio[7]

Descrizione

A partire dall'alto si trova una sima a gola diritta con andamento abbastanza verticale, sormontata da un listello e decorata con palmette; un kyma ionico a freccette, sormontato da un listello, e un astragalo a fusarole e perline, separano la sima dalla corona decorata con baccellature. Il soffitto è sorretto da mensole ad architrave, decorate inferiormente da una foglia di acanto, che non arrivano fino al margine anteriore, dove il soffitto è liscio per poco meno di metà dello spessore e termina anteriormente con un peduncolo. Solo in uno dei blocchi (blocco 6) sono visibili le modanature della ridotta sottocornice, consistenti in un kyma ionico a freccette e in un kyma lesbio continuo rovesciato, non ben conservati.

Particolare della sima con palmette, blocco 4 (cornice con mensole dell'angolo del frontone, geison obliquo)
Particolare della sopracornice, blocco 10 (cornice con mensole del fianco del tempio)
Particolare della sima con palmette, blocco 4 (cornice con mensole dell'angolo del frontone, fianco)
Le palmette che decorano la sima, tutte diritte, sono alternativamente chiuse e aperte, suddivise in sette lobi, di cui quello centrale presenta una caratteristica solcatura a zig zag che sembra indicare approssimativamente il sovrapporsi di due membrane vegetali; i lobi laterali sono resi plasticamente, con le cime ingrossate e naturalisticamente incurvate. I lobi nascono da una membrana vegetale costituita da una piccola foglia acantizzante, suddivisa in lobi dalla cima appuntita, e con nervatura centrale a rilievo: alla base da questa foglia si originano due brevi tralci, in parte rivestiti da un caulicolo scanalato a spirale e terminanti ciascuno in due corte e rigonfie spirali divergenti. Questi ridotti tralci sono probabilmente l’ultimo esito degli originari tralci intermittenti orizzontali di un ahthemion a palmette.
Particolare del kyma ionico e della corona con baccellature, blocco 2 (cornice con mensole del geison orizzontale del frontone)
Particolare del kyma ionico e della corona con baccellature, blocco 6 (cornice con mensole del geison obliquo del frontone)

Il kyma ionico che separa sima e corona presenta ovuli rigonfi, contenuti in sgusci non molto distanziati, con nastro piatto, disposto leggermente in obliquo, che tende a chiudersi sopra l’ovulo e continua al di sotto di esso. Tra gli sgusci sono presenti freccette costituite da una spessa asta e da una larga punta triangolare, con le alette che toccano gli sgusci quasi come trattini di risulta. L’astragalo sottostante presenta perline quasi cilindriche, abbastanza allungate, con estremità appena appuntite, che si alternano a coppie di fusarole quasi romboidali.

La corona è decorata da baccellature che non arrivano a toccare il margine superiore. Le baccellature non sono molto approfondite e presentano il margine sottolineato da un piatto listello; sono separate tra loro per mezzo di una sottile solcatura, che superiormente prosegue ad accompagnare l'estremità superiore curvilinea della baccellatura stessa. La membrana inferiore, a semplice semilunetta, è piuttosto ridotta e si fonde con il margine inferiore liscio della corona.

Vista del profilo della cornice, blocco 5 (cornice con mensole del fianco del tempio)
Particolare delle mensole, viste da sinistra, blocco 5 (cornice con mensole del fianco del tempio)
Particolare delle mensole, viste da sinistra, blocco 5 (cornice con mensole del fianco del tempio)
Particolare delle mensole, blocco 10 (cornice con mensole del fianco del tempio)

Le mensole sono in forma di architrave, coronato da un kyma lesbio continuo vegetalizzato sormontato da un listello, e sono articolate in due fasce separate da un astragalo a sole perline, che girano e proseguono anche sulla fascia di appoggio verticale tra una mensola e l'altra.Il kyma lesbio continuo vegetalizzato che corona le mensole presenta archetti con connessione arcuata ridotta, tagliata dal margine superiore. Il contorno interno è frastagliato in lobi separati da brevi tratti di trapano e il lobo superiore, ridotto ad un semplice forellino di trapano, è separato dalla parte inferiore mediante due lobi che si toccammo mentre manca l’elemento interno. L’astragalo è costituito da sole perline cilindriche allungate con estremità triangolari.

Inferiormente le mensole sono state ritagliate secondo un profilo ad S e sulla superficie inferiore è intagliata una foglia acantizzante a sette lobi bilobi, compresa la cima, separati da zone d'ombra a tacche oblique leggermente incurvate; i lobi si dipartono dalla costolatura centrale a piatto listello e ciascuno di essi è segnato al centro da una simile nervatura centrale. Le superfici dei lobi sono del tutto piatte e l'andamento della nervatura centrale di ciascun lobo e il suo dipartirsi dalla costolatura centrale della foglia sono resti in modo non del tutto organico. Gli spazi vuoti del soffitto tra una mensola e l'altra, privi di incorniciatura, sono occupati da rosette ad una sola corolla di cinque o sei petali di tipo diverso, con bottone centrale.

I particolari del disegno e la resa degli elementi decorativi presentano una certa variabilità tra un blocco e l’altro e a volte differenze di resa sono visibili anche all'interno del medesimo blocco. La resa delle palmette della decorazione della sima si presenta in alcuni casi appiattita ed irrigidita rispetto ad altri esemplari. Il kyma ionico ed il sottostante astragalo tra sima e corona presentano gli elementi più o meno allargati a volte anche all'interno del medesimo blocco. Anche lo spazio libero della corona al di sopra delle baccellature sembra variare tra un blocco e l'altro. Nel blocco n.5 il kyma lesbio continuo del coronamento delle mensole è del tipo semplice invece che vegetalizzato, con archetti separati da stretti spazi a V quasi rettilinei, che non arrivano a dividere completamente tra loro gli archetti; lo spazio interno è semplificato in una parte inferiore triangolare e in un forellino di trapano superiore, distinti da un sottile trattino di risulta.

La forma delle mensole, con decorazione ad architrave sui fianchi, ma "ritagliate" poi nella parte inferiore per far loro assumere un profilo ad S, sul quale è stata intagliata una foglia d’acanto, sembra suggerire un’ampia rilavorazione degli elementi di questa cornice[8]. Un adeguamento dell'altezza dei blocchi potrebbe inoltre essere testimoniato dall'eliminazione delle modanature dell'originaria sottocornice, che attualmente si conservano solo su uno dei blocchi presenti nell'area archeologica (blocco n.6[9]). È possibile che in origine la cornice, sicuramente già pertinente ad un edificio con frontone, come testimonia l'andamento obliquo delle mensole sul blocco n.6, si presentasse con la sima decorata da palmette, corona forse liscia e soffitto sorretto da mensole ad architrave nella sua parte posteriore, come nella tradizione microasiatica, e che fosse dotata di modanature della sottocornice, per quanto ridotte. In un secondo momento, o in occasione dell'adattamento sul luogo di impiego, sarebbe stata eliminata la sottocornice, le mensole sarebbero state trasformate facendo loro assumere profilo ad S e decorandole inferiormente con una foglia d'acanto, secondo i modelli di tradizione occidentale. La corona in questa fase potrebbe essere stata decorata da baccellature, ricavate sulla originale superficie liscia scavandone il contorno per definirne la forma.

Trabeazione attribuita al tempio: fregio-architrave

Blocchi conservati

Fregio-architrave anepigrafe: blocco 16
Fregio-architrave con iscrizione (nella ricostruzione), particolare dell'architrave: blocco 14

Si conservano quattro blocchi attualmente rimontati nella ricostruzione del frontone del Tempio, con parti di un'iscrizione:

  • blocco 11 (Caputo n.6, con iscrizione IMP CAES M AURELIO COMMOD)
  • blocco 12 (Caputo n.28, con iscrizione O AURELIO ANTONINO AUG PIO PP L.A)
  • blocco 13 (Caputo n.23, con iscrizione EMILIUS L.F. QUIR)
  • blocco 14 (Caputo n.19, con iscrizione COS PROCOS ASIAE GENIO CO)

Un quinto blocco anepigrafe è ricollocato attualmente sul fianco sinistro del tempio (blocco 15, Caputo n.8?) e un sesto blocco conserva le modanature non intagliate nei particolari verso l'estremità destra e appare maggiormente conservato nella decorazione (blocco 16, Caputo n.16).

Descrizione

Il fregio è coronato da un kyma ionico con freccette, sormontato da un listello, a cui segue un kyma lesbio continuo rovesciato, simile ad un kyma di foglie lisce, ugualmente sormontato da un listello. La superficie del fregio, piana, ove non reca l'iscrizione, si presenta rifinita a gradina, con il margine superiore lisciato.

L'architrave è coronato con una taenia, un kyma lesbio continuo e un astragalo a fusarole e perline; il coronamento è proporzionalmente di grandi dimensioni e in particolare l'astragalo a fusarole e perline. L'architrave è articolato in tre fasce degradanti, di cui quella inferiore di altezza proporzionalmente ridotta; tra la prima e la seconda fascia è presente un kyma lesbio continuo vegetalizzato, mentre tra la seconda e la terza fascia troviamo un astragalo a fusarole e perline simile a quello del coronamento dell'architrave, ma di proporzioni inferiori.

Fregio-architrave anepigrafe, particolare con coronamento del fregio ( blocco 16)
Fregio-architrave con iscrizione (nella ricostruzione), particolare con coronamento del fregio (blocco 14

Il kyma ionico del coronamento del fregio presenta ovuli stretti e appuntiti, con profilo dalla curva leggermente irrigidita, contenuti in sgusci ampi e ben distaccati dall'ovulo stesso che presentano nastri a sezione a V, con spigolo interno sottolineato da una leggera incisione; gli spazi tra gli sgusci è quasi interamente occupato da una freccetta con larga asta a spigolo e punta fino a circa metà della sua altezza, distinta per mezzo di due solchi incisi.

Il kyma lesbio continuo rovesciato del coronamento del fregio presenta archetti con contorno esterno non arrotondato, separati tra loro da un ridotto solco di trapano rettilineo, che non arriva fino alla punta della originaria foglia; lo spazio interno agli archetti, non molto approfondito, a forma di V e privo del lobo superiore, è quasi interamente riempito dalla cima di una larga foglia lanceolata. La mancanza di una netta separazione tra gli archetti e la forma a V dello spazio interno, rendono il kyma una forma ibrida tra un kyma lesbio continuo rovesciato e un kyma di foglie lisce.

Fregio-architrave anepigrafe (blocco 16), particolare con coronamento dell'architrave

Il kyma lesbio continuo del coronamento dell'architrave presenta archetti larghi e "carnosi", con margini rilevati appena sporgenti, che emergono naturalmente in prosecuzione della leggera concavità della superficie interna del nastro; gli archetti sono distinti tra loro da uno spazio a forma di Y, costituito nella parte verticale da un solco di trapano. L'elemento interno agli archetti è a forma di foglia lanceolata, con nervatura a spigolo. La resa del motivo si presenta plasticamente naturalistica.

L'astragalo a fusarole e perline presenta elementi ampiamente sottolavorati, separati da sottilissimi trattini di risulta disposti a croce. Le perline hanno forma ovale appena allungata, non appuntita alle estremità, mentre le fusarole sono costituite da due elementi "a cappelletto" simmetricamente contrapposti e accostati dalla parte più ampia: i due margini accostati, leggermente rilevati, emergono come un duplice tondino appena sporgente. La presenza di queste fusarole "a doppio cappelletto" costituisce una variante decorativa raffinata e innovativa. Della medesima forma è anche l'astragalo a fusarole e perline che divide le due fasce inferiori dell'architrave, che presenta tuttavia dimensioni inferiori e perline leggermente più allungate.

Fregio-architrave anepigrafe (blocco 16), particolare dell'architrave con fasce e modanature di separazione

Le tre fasce dell'architrave sono rifinite a gradina, con i margini superiori lisciati. Il kyma lesbio continuo vegetalizzato che separa la prima dalla seconda fascia presenta archetti piuttosto allargati, con le due semifoglie originarie quasi del tutto divise; il contorno interno è articolato in lobi per mezzo di brevi solchi di trapano; dell'elemento interno, a forma di foglia lanceolata, schiacciato sul fondo, resta visibile solo la cima.

I blocchi, per quanto attualmente visibile, sono lavorati in modo analogo sui due lati lunghi opposti, con la medesima successione di modanature (ma senza l'iscrizione presente in alcuni blocchi sul lato anteriore). Il primo dei blocchi dell'iscrizione, inserito nella ricomposizione (blocco 11), presenta anche il fianco sinistro decorato e può essere pertanto collocato all'angolo esterno anteriore sinistro dell'edificio di appartenenza. Un altro blocco conservato nell'area (blocco 16) presenta sul lato anteriore le modanature non intagliate nei particolari in prossimità del margine destro e doveva pertanto essere collocato in una posizione in cui tale estremità non doveva essere molto visibile.

Cornice con soffitto decorato da baccellature

Cornice ionica angolare nell'area archeologica

Nell'area archeologica è inoltre presente un blocco di una cornice ionica angolare (con modanature decorate sulla fronte e sul fianco sinistro) senza mensole che sembra sempre nello stesso marmo (forse proconnesio).

La cornice presenta una sima con anthemion a tralci intermittenti obliqui vegetalizzati, separata per mezzo di un kyma lesbio trilobato dalla breve corona, decorata con un motivo a can corrente. Il soffitto, con peduncolo è decorato da una serie di baccellature (con un riquadro in corrispondenza dell'angolo occupato da un calice acantiforme). Nella sottocornice seguono un kyma ionico, un astragalo a fusarole e perline, grandi dentelli e un kyma lesbio continuo vegetalizzato e rovesciato (assimilabile ad un kyma di foglie d'acanto). Tutte e modanature sono inquadrate da sottili listelli sporgenti che delimitano gli spazi profondamente sottolavorati (in particolare nell'astragalo a fusarole e perline) tra gli elementi decorativi.

Particolare della sopracornice

L'anthemion della sima presenta un articolato disegno con tralci intermittenti obliqui, ad andamento marcatamente verticale, rivestiti da due foglie d'acanto di profilo: una di esse forma la terminazione superiore spiraliforme del tralcio ed è collegata mediante un balteo a quella del tralcio contiguo, simmetricamente contrapposto, dando origine a calici di varie fogge e palmette pendenti. La cima dell'altra foglia si fonde con le estremità incurvate di un calice diritto, nascente dalle spirali inferiori, ugualmente accostate e strette da un balteo. Gli elementi vegetali presentano nervature rese con solchi di trapano e superfici articolate da leggere incisioni

Il kyma lesbio trilobato che divide sima e corona, inquadrato da un sottile listello superiore e da un gradino inferiore, presenta archetti a nastro piatto, di forma allargata e con contorno esterno poco articolato, con una foglia lanceolata con nervatura a spigolo all'interno e fiori con stelo indistinto dal calice a due petali negli spazi intermedi, ugualmente con nervatura a spigolo centrale.

Particolare con soffitto

La sottile corona è decorata con un motivo a can corrente, con elementi in rilievo dai margini rilevati. Il soffitto, con peduncolo, è decorato da baccellature con lunetta convessa alla base e margini a listello, separate da strette foglie di cui rimane visibile solo la costolatura centrale a spigolo. All'angolo le due ultime baccellature sono fuse tra loro alla base e formano l'incorniciatura di un riquadro occupato da un motivo a calice fogliaceo.

Particolare con modanature della sottocornice

Le modanature della sottocornice sono delimitate da listelli sporgenti rispetto alle superfici di sfondo. Il kyma ionico presenta sgusci arcuati, con nastro a sezione a V, sottolineata da una leggera incisione centrale, che si incurvano sotto l'ovulo; gli ovuli, malamente conservati, sono leggermente appuntiti inferiormente e sono sottolavorati con sottilissimi trattini risparmiati alle estremità; tra gli sgusci è presente una freccetta con spessa asta e lunga punta con due piccole alette, leggermente rilevata rispetto all'asta.

Il sottostante astragalo a fusarole e perline, anch'esso sottolavorato, presenta perline ovali leggermente appuntite, con sottili trattini di risulta risparmiati alle estremità, alternati a coppie di fusarole "a doppio cappelletto", con il doppio tondino, ed è identico a quelli osservati sul fregio-architrave con iscrizione attribuito al tempio.

I dentelli sono di dimensioni proporzionalmente maggiori rispetto alle altre modanature decorate, hanno forma rettangolare allungata e sono particolarmente profondi; lo spazio tra i dentelli è occupato da una sbarretta dalla particolare forma a lunetta, la cui superficie non rientra rispetto a quella anteriore dei dentelli stessi. Una forma simile sembra visibile, ma non è ben conservata, anche sul piano inferiore dei dentelli stessi.

Segue dopo un sottile listello un kyma lesbio continuo vegetalizzato rovesciato, assimilabile ad un kyma di foglie d'acanto: queste presentano lobi frastagliati da fogliette e costolatura centrale segnata da un solco di trapano che si apre a triangolo alla base; tra le foglie è presente in secondo piano una appuntita foglia lanceolata.

L'elemento appare lavorato sul lato frontale e su un tratto del fianco sinistro e doveva appartenere forse ad un tratto della trabeazione sporgente rispetto ad uno più rientrante, come sembra indicare la presenza di un angolo interno nella parte posteriore del fianco sinistro, non ben distinguibile e solo parzialmente conservato (alla vicinanza con quest'angolo sembra dovuto anche il mancato approfondimento dell'ultima bacellatura del soffitto sul fianco). La cornice potrebbe essere attribuita ad una facciata monumentale con parti rientranti e sporgenti o ad un avancorpo di un porticato. La presenza della sima su entrambi i lati permette di concludere che la trabeazione non presentava frontoni.

Altri elementi architettonici

Cornice con mensole di frontone arcuato

Nell'area si conserva inoltre un blocco di una cornice con mensole, pertinente all'estremità di un piccolo frontone arcuato[10]. La cornice presenta una sima decorata con palmette alternativamente chiuse e aperte, una breve corona decorata con baccellature sormontate da uno spesso listello. Il soffitto è sorretto da mensole con forma ad S decorate inferiormente da una foglia d'acanto e con i lati lisci, coronate da un grande kyma lesbico continuo; i cassettoni, privi di propria incorniciatura, sono occupati da rosette fogliformi allungate. Nella sottocornice sono presenti un kyma ionico e dentelli. Gli elementi decorativi presentano forme appiattite e semplificate, come mostrano chiaramente i lobi larghi e piatti delle palmette della sima, appena ritagliati sullo sfondo, o il disegno inorganico delle foglie d'acanto delle mensole, con le fogliette nascenti direttamente dalla piatta costolatura centrale. Il kyma lesbio continuo del coronamento delle mensole presenta archetti a nastro piatto, che segue il profilo della modanatura liscia sulla quale sono intagliati, e nei quali il lobo superiore è ridotto ad un forellino di trapano. Anche le freccette presenti tra gli sgusci del kyma ionico presentano forme massicce e poco articolate, ritagliate dai contigui sgusci per mezzo di solchi di trapano.I dentelli quadrati e fortemente distanziati, infine, sono fusi con la sbarretta che occupa gli spazi intermedi.

Architrave ionico

Un architrave, intagliato separatamente dal fregio, presenta il coronamento costituito da listello, kyma ionico e astragalo a fusarole e perline, suddiviso in tre fasce da un altro astragalo a fusaiole e perline più grande e da un kyma lesbio continuo vegetalizzato. La scelta delle modanature si presenta dunque differente dall'architrave con iscrizione attribuito al tempio, ma le generali proporzioni (l'altezza delle fasce) e quanto ancora percepibile del disegno delle modanature, attualmente fortemente abrase, lo accomuna a quest'ultimo.


Frammento di fregio con girali

Al di sopra di blocchi 8 e 9 della cornice con mensole pertinente al tempio, si conserva un frammento di fregio a girali, coronato, in modo analogo al fregio con iscrizione, con kyma ionico e kyma lesbio continuo rovesciato, che potrebbe appartenere alla medesima trabeazione dell'architrave sopra menzionato.

Considerazioni sulle attribuzioni degli elementi architettonici conservati nell'area

Particolare dell'astragalo con fusarole a doppio cappelletto nella cornice ionica con soffitto decorato

La presumibile rilavorazione della cornice con mensole attribuita al tempio e le piccole varianti e imprecisioni nel disegno delle sue modanature sembrano non accordarsi con la decorazione dell'architrave, che invece presenta un disegno preciso e nitido e in alcuni casi particolarmente raffinato, e una resa accurata, con parti in sottolavorazione.

Fregio-architrave anepigrafe (blocco 16), particolare con architrave

La presenza del particolare disegno dell'astragalo, con le fusarole a doppio cappelletto sia sul fregio-architrave con iscrizione attribuito al tempio, sia sulla cornice con il soffitto decorato da baccellature permette invece di riconoscere che entrambi furono realizzati all'interno di un medesimo progetto architettonico dalle stesse maestranze e che appartenevano presumibilmente ad uno stesso edificio. Sono simili, infatti, anche la nitidezza del disegno e la resa piuttosto raffinata degli elementi vegetali e decorativi, con un gusto più accentuato per gli effetti chiaroscurali, evidenziato dalla sottolavorazione.

L'edificio al quale appartenevano la trabeazione con cornice dal soffitto decorato a baccellature e con fregio-architrave con iscrizione non poteva essere un tempio dotato di frontone, come si evince dall'andamento del blocco di cornice conservato. Quindi la datazione commodiana riportata dall'iscrizione e la dedica all'imperatore e al Genio della Colonia non sono dunque riferibili al tempio, almeno direttamente (la trabeazione potrebbe infatti aver fatto parte di un portico che circondasse l'area sacra).

Potevano far parte del medesimo complesso anche l'architrave e il frammento di fregio con girali che sembrano presentare analogie di disegno e di resa con il fregio-architrave con iscrizione. Completamente diversa per disegno e per resa degli elementi decorativi è invece la cornice con frontone arcuato, che sembra più vicina alla cornice con mensole del tempio.

La trabeazione qui ricomposta con la cornice dal soffitto decorato a baccellature e con il fregio-architrave con iscrizione sembra presentare elementi risalenti alla tradizione flavia (in particolare le fusarole a cappelletto sono una caratteristica degli astragali di epoca flavia a Roma, insieme alla sottolavorazione degli elementi delle modanature decorate) e la scelta delle modanature decorate si inserisce nella tradizione occidentale diffusa anche nelle province nordafricane (in particolare per il coronamento dell'architrave) piuttosto che in quella asiatica, nonostante l'utilizzo del marmo proconnesio.

Precisi confronti in particolare per la peculiare forma delle fusarole, che potrebbero suggerire l'opera di medesime maestranze, si ritrovano a Sabratha, in un portale del teatro, datato ugualmente alla fine del II secolo d.C.[11] e in un'incorniciatura conservata nell'area del tempio di Ercole, la cui seconda fase è datata dall'iscrizione dedicatoria dei portici al 186[12]: quest'ultima presenta una possibile rilavorazione sul retro con modanature di forma più semplificata.

Incorniciatura di porta del teatro di Sabratha
Incorniciatura di porta dall'area del santuario di Ercole a Sabratha

Di tradizione invece pienamente asiatica è la cornice con mensole con frontone, appartenente probabilmente al tempio, come indica l'adozione delle mensole ad architrave che sorreggono la parte posteriore del soffitto[13].

Le osservazioni qui presentate sono comunque solamente preliminari. Servirebbe comunque riprendere le misure dei blocchi e riesaminare anche i frammenti di fusto, basi e capitelli con più attenzione.

Se, come mi sembra, l'iscrizione del fregio-architrave non è più direttamente collegabile con il tempio a cui appartiene il rilievo frontonale, diventa necessario ripensare sia al significato della dedica al Genio della Colonia (di un sacello nel Foro? sempre del tempio con dedica sui portici come nel caso del tempio di Ercole a Sabratha?), sia al significato della raffigurazione frontonale.

Merita inoltre di essere approfondita la tendenza, che sembra visibile sia nella trabeazione qui ricomposta, sia nella trasformazione delle mensole della cornice del frontone, a privilegiare ancora in epoca antonina modelli della tradizione occidentale di origine flavia, ormai divenuta tradizione locale, qui come altrove nelle province africane, nonostante l'importazione di marmo di origine orientale: questo approfondimento richiede senza dubbio un riesame della decorazione architettonica dei monumenti noti della seconda metà del II secolo, sia nei tre grandi centri della Tripolitania che nelle regioni adiacenti, anche allo scopo di individuare le radici locali della successiva decorazione severiana nelle grandi realizzazioni imperiali di Leptis Magna.

Note

  1. S. AURIGEMMA, L'arco quadrifonte di Marco Aurelio e Lucio Vero in Tripoli ( Supplement to Lybia antiqua, 3), Roma 1970, p.15 e nota 7 a p.10.
  2. Sulla presenza di un Genio della Colonia femminile, v. Maria FLORIANI SQUARCIAPINO, "Fortuna o Astarte-Genius coloniae?", in Quaderni di archeologia della Libia, 79-87 (e in particolare 83 e ss.) e , sullo stesso argomento IDEM, "Rilievi dal Tempio di età antonima nel Foro Vecchio di Leptis", in M CONSOLO (a cura di), Studi in memoria di Lidiano Bacchielli (Quaderni di archeologia della Libya, 18) 2003, 313 e ss..
  3. G. CAPUTO, "Il tempio oeense al Genio della Colonia", in Africa italiana, 7, 1940, p.45.
  4. CAPUTO 1940, 35 e seguenti.
  5. L'iscrizione è pubblicata in J. M. REYNOLDS e J. B. WARD PERKINS, The Inscriptions of Roman Tripolitania (IRT), Roma 1952, n.230 (testo on line con fotografie dell'archivio Ward-Perkins (IRT2009)). Vedi anche CAPUTO 1940, 39, G. BARBIERI, "L'Aemilius Frontinus proconsole d'Asia", in Epigraphica, 3, 1941, 292-301. Il proconsole d'Asia dedicatario è Lucio Emilio Frontino, che era stato console suffecto tra il 164 e il 168 ed era probabilmente originario della città.
  6. CAPUTO 1940, fig.1 a p.36.
  7. Questo blocco sembra identificabile con quello raffigurato in F. TOMASELLO, "L'architettura del II secolo in Tripolitania, a proposito della sima del Tempio a divinità ignota di Sabratha", in Quaderni di archeologia della Libia, 15, 1992, fig. 13-e a p.269: la cornice viene attribuita dubitativamente al Foro, forse a causa della migliore conservazione della forma ad architrave delle mensole; la successione delle modanature e la loro resa sembrano però le medesime che nelle altre cornici attribuite alla trabeazione del tempio.
  8. TOMASELLO,1992, p.267: l'autore nota il tipo "singolarmente ibrido" della mensola.
  9. In altri blocchi poggiati sul piano di appoggio inferiore, il margine con le modanature inferiori potrebbe essere tuttavia presente e non visibile nell'attuale collocazione
  10. TOMASELLO 1992, fig.13-d, attribuita ipoteticamente al foro.
  11. G. CAPUTO, Il teatro di Sabratha e l'architettura teatrale africana (Monografie di archeologia libica, 6), Roma 1959, p.29.
  12. G. CAPUTO, F. GHEDINI, Il tempio di Ercole a Sabratha (Monografie di archeologia libica, 19), Roma 1984, pp.9-12.
  13. D. E. STRONG, "Late Hadrianic Architectural Ornament in Rome", in British School at Rome. Papers, 21, 1953, p.138. La resa abbastanza raffinata delle palmette della sima sembra indicare una datazione nell'ambito del II secolo. La rilavorazione semplificata delle mensole, per riadattarle all'uso occidentale della mensola ad S decorata inferiormente da foglia d'acanto e il possibile intaglio della corona, precedentemente liscia, con le baccellature di disegno e resa più grossolani, sembrano indicare una ripresa della locale tradizione occidentale in un'epoca forse successiva o a seguito di modifiche volute dal committente rispetto al modello asiatico importato forse in uno stadio di semirifinitura. Una simile ipotesi è suggerita per un blocco di cornice del fianco del tempio alla divinità ignota di Sabratha: TOMASELLO 1992, 280 e seguenti.